Vetta Feletta (1538 m)

Da Stalle Velleai

Foto qui sopra scattata dal sentiero C.A.I. 377 nei pressi di Stalle Velleai: la Vetta Feletta è la punta di destra; al centro-sinistra dell'immagine la quota 1567 m. Tra le due cime si intuisce un solco torrentizio denominato Velcai.

Fu il compianto Ugo parlapoco Urban ad indicarmi la possibilità di salire da quella parte, ma non mi diede altre informazioni tenendo fede al suo soprannome, per cui sono state necessarie un paio di esplorazioni preventive per individuare il non semplice accesso al canalone.

Metto qui alcune foto delle esplorazioni precedenti perché la salita del Velcai l'ho realizzata in una giornata con nuvole basse e non ho per questo una documentazione iconografica degna. Nell'immagine qui sopra, al centro, la quota 1567 m alla base della quale si passa salendo il Velcai.

Dentro il Velcai.

Un tratto di dieci metri di secondo grado è l'unica difficoltà del canalone.

Alla base della quota 1567 m dove il Velcai si esaurisce; da qui fino in cima ci si deve fidare delle tracce dei camosci.

Laggiù in fondo s'intuisce il torrente Viellia.

Cippo in cima a Vetta Feletta.

Sono sceso a Nord verso il rifugio forestale Feletta, poi al Passo Rest e infine giù lungo la strada fino a Tramonti.

Le stalle Velleai hanno più di un proprietario causa lasciti testamentari, ma una porzione è ancora oggi della famiglia Urban di Tramonti di Sopra detti parlapoco.

La stalla ha visto sostare la banda di Navarons nella notte del 17 ottobre 1864, ospitata da Domenico parlapoco Urban che era in quel luogo per le proprie occupazioni pastorali. La banda, forte di una quarantina di uomini, era stata organizzata dal dr. Antonio Andreuzzi nativo di Navarons (frazione di Meduno). Nella banda erano presenti un garibaldino dei Mille e alcuni altri patrioti che furono in Aspromonte con Garibaldi.

L’intento della banda era quello di sobillare la popolazione per liberare il triveneto dalla dominazione Austriaca, con una manovra di concerto con altri gruppi organizzati in Friuli, in Veneto e in Trentino. Per una serie di problematiche che qui non è il caso di affrontare, l’unico gruppo armato a iniziare l’insurrezione fu quello del dr. Andreuzzi, che venne subito isolato tra i monti dagli Austriaci mossisi in forze.

Dopo aver disarmate le gendarmerie di Spilimbergo e Maniago con requisizione dei denari delle casse erariali, la banda passò la notte del 16 ottobre a Tramonti di Sopra nella casa del signorotto del paese tale Domenico Zatti. L’indomani il gruppo armato si diresse verso Ampezzo e il Passo della Morte dove doveva unirsi alle bande del Cadore per ripetere le eroiche gesta di Pier Fortunato Calvi del 1848. Resisi conto, tramite osservatori e messaggeri di essere stati preceduti dagli Austriaci ad Ampezzo, ritornarono verso Tramonti e in piena notte si rifugiarono presso le Stalle Velleai.

Domenico Urban fu arrestato per connivenza e dopo un interrogatorio a Maniago fu incarcerato a Pordenone. Qui fu visitato quasi tre mesi dopo, il 14 gennaio, dal procuratore Donà che istruì il processo agli insorti insieme al traduttore Kusher che redigeva gli atti in tedesco per essere inviati a Vienna. Nell’interrogatorio eseguito nel carcere di Pordenone, (il documento è presente nell’Archivio di Stato di Venezia nel riparto Processi Politici, faldone numero 3) Domenico Urban dichiara le proprie generalità:

Sono e mi chiamo Domenico Urban delli furono Lione ed Orsola Candoni nato e domiciliato a Tramonti di Sopra, cattolico, d’anni 60, ammogliato a Maria Tassan, con due figli Leone di 24 e G. Batta di 23 anni meco conviventi, contadino e pastore, illetterato, incensurato.

Interrogato sulla posizione della stalla disse:

Il paese più vicino è Tramonti di Sopra e ne dista due miglia. La casa è proprio isolata e soltanto ad un miglio e mezzo ma dietro la cima di un altro monte c’è un’altra stalla del Sig. Domenico Zatti.

Probabilmente Domenico si riferiva alle stalle Chiarpegnis che stanno dietro il M. Chiavalerec e più o meno alla distanza menzionata. Che Chiarpegnis fosse degli Zatti è molto probabile essendo questi possidenti di numerose abitazioni pastorali e pascoli che affittavano per la monticazione.

Interrogato sulla sua conoscenza del dr. Andreuzzi disse:

Lo conoscevo da 8 in 10 anni di vista soltanto siccome medico condotto di Tramonti, ma non avevo con lui rapporti speciali.

Prima di prendere la condotta medica di San Daniele, Andreuzzi fu medico a Tramonti dove amava andare a caccia per cui ebbe modo di conoscere il territorio e utilizzò questo suo sapere per nascondersi dagli Austriaci. Durante la notte in Velleai fuggirono tre della banda abbandonando le armi; su questo fatto Domenico riferì:

A me non vennero consegnati schioppi, ma dietro ricerca dei capi insegnai un sito ove sotto molti sassi nascosero 3 fucili con baionetta abbandonati da 3 individui che fuggirono. Io so il sito preciso che adesso indubbiamente è coperto dalla neve, ma del resto sono pronto di mostrarlo sopra luogo all’Autorità e sono certo che ancora là si trovano non avendo detto ad alcuno di quel nascondiglio. Se poi finora ho taciuto questa circostanza mi si perdoni perché io credeva di compromettermi e troppi erano i rigori sul possesso delle armi e mi avevano messo in troppa apprensione.

Durante l'insurrezione fu emanato lo stato d'assedio e chi era trovato in possesso di armi veniva seduta stante giustiziato mediante fucilazione.

Per chi desiderasse approfondire legga questo documento.